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Parte quinta 269

[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Cuore infermo.djvu{{padleft:269|3|0]]avuto il coraggio di dirgli la parola: rimani. Comprese che ritornava da Lalla, quando vide che costei volgeva il capo verso l’uscio; comprese che le s’era seduto alle spalle, e che le parlava a lungo. Doveva dirle sicuramente qualche cosa di molto importante, perchè Lalla ascoltava con attenzione. Qualche volta approvava lievemente col capo, qualche volta faceva un cenno di diniego.

— Partiranno, partiranno — diceva fra sè Beatrice, palpitando sotto i suoi brillanti.

— Avete osservato, Giordano? — diceva nel suo palchetto, Amalia Cantelmo al suo corteggiatore. — Sangiorgio è stato prima dalla D’Aragona, poi è andato da sua moglie. Che ve ne pare di questa partita in tre?

— Una commedia mediocre.

— Non è drammatica?

— Così, così.

— Siete incontentabile, Giordano.

— No, signora — rispose lui, guardandola con intenzione.

Dalla platea s’impose silenzio. Cominciavano le tanto aspettate sedici battute, che furono coronate da un fragoroso applauso. Poco dopo la bruna Selika moriva d’amore e di gelosia per Ines la spagnuola, sotto il tetro Manzanillo.


Nelle scale si riversava la folla da tutte le parti, da tutti gli anditi, da tutti i corridoi. Gli eleganti delle poltrone erano usciti i primi, anche prima che lo spettacolo terminasse, disturbando chi voleva udire fino all’ultima nota; erano usciti i primi per conquistare il loro posto sullo scalone, in due file, in due siepi di teste

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