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Parte sesta | 285 |
[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Cuore infermo.djvu{{padleft:285|3|0]]carezzosa e lusinghiera, nella seta dal fruscìo solleticante, dall’odore leggermente inebbriante, coi gioielli che aggiungono un punto fulgido alla sua persona; trovarla così, sempre bella, ma sempre nuovamente bella, con le mille seduzioni che aggiunge il lusso, nel doppio trionfo della bellezza naturale che si completa con quella artificiale, nella ricercatezza, nella delicatezza più alta dell’eleganza; e poter vivere inseparati, in tutte le ore, senza altri doveri, altri obblighi, capovolgendo l’ordine della giornata, sconvolgendo le regole convenzionali, ridendo delle difficoltà vinte con quella grande forza che è il danaro; anzi buttandolo via per capriccio, per follìa, per soddisfare un piccolo desiderio, semplicemente per vedere la bella pioggia bionda delle monete d’oro, dal tintinnìo squillante, o per godersi la bella fiammata delle carte bianche e rosse che mandano un lieve fumo bianchiccio; consolati, se una parte di quel denaro possa procurare anche un sorriso all’amore. Godere del sole che riscalda le giornate invernali, della pioggia che costringe ai pensieri dolci, ai baci piccini, alle minuterie dell’amore; del cielo azzurro o del cielo bianco, dei fiori freschi che imbalsamano, o dei fiori di serra che snervano, della solitudine amabile, o della compagnia che fa anelare di nuovo a render più bella la solitudine, del giorno breve o della notte breve, della grande via dove ride la luce o del piccolo salotto ove la luce muore; godere di tutto, mettere in tutto l’impronta dell’amore, mordere avidamente coi denti bianchi della salute, con l’appetito forte della gioventù, nel frutto maturo e magnifico della vita.