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Parte sesta | 319 |
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IV.
— Vorresti andare a Nizza?
Ella scuoteva il capo, con un’aria di stanchezza. Il viaggio per Nizza era così lungo, così lungo...
— Ti piacerebbe una delle riviere di Genova, a Varazze?
No, no, era sempre troppo lontano...
— A San Giorgio, nel castello ducale?
Niente, non le piaceva.
— E dove dunque, cara?
— In nessun luogo, qui. E chiudeva gli occhi e si assopiva di nuovo in quella invincibile sonnolenza donde egli non osava ridestarla. Intanto il medico, interrogato, aveva risposto vagamente:
— Malattia di languore... palpitazioni nervose... anemia... cambiamento d’aria, in campagna.
Ma Beatrice ricusava di muoversi. A poco a poco il languore la vinceva, ella non usciva più, non aveva più la forza di passeggiare. Ogni fatica, la più piccola, le era insopportabile. Giovannina, al mattino ed alla sera, doveva rimanere a lungo per vestirla e spogliarla, le mani stracche di Beatrice non potevano più stringere neppure i nastri di una sottana. Sovente Giovannina doveva arrestarsi perchè Beatrice si sedeva per riposarsi dalla fatica di essere stata cinque minuti in piedi. Marcello non aveva il coraggio di riparlarle di villeggiatura, di campagna; ma giammai avrebbe avuto quello di proporle Sorrento. Temeva risvegliare ricordi dolorosi.