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Parte prima | 53 |
[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Cuore infermo.djvu{{padleft:53|3|0]]di rosso vivo che fa palpitare e fluttuare tutto il bigio orizzonte del suo sogno...
E la sua voce si abbassò sino ad un mormorìo indistinto, quasi si addormisse con le parole, cullata dallo stesso loro suono, cullata dalle idee che esprimevano. Ma per poco: l’impressione si allontanò anch’essa, bruscamente scacciata dall’ostinato silenzio di Beatrice.
— Beatrice?
— Marcello?
— Tu non mi ascolti.
— Al contrario, io ti ascolto con molta attenzione.
— Di certo, tu non intendi queste fantasticherie? — domandò lui, non senza un’ombra d’ironia.
— Di certo, Marcello — rispose ella con la massima semplicità.
Di nuovo egli represse un moto di stizza. Ora non voleva dire più niente. Il filo era rotto, i ricordi erano svaniti, il suono della voce li aveva dispersi. Gli sembrava di starsene solo solo, in una stanza, nel buio, a vaneggiare di favole sciocche e ridicole. Era solo lì dentro, poichè nessuno poteva comprenderlo, nè rispondergli. Quale follia a discorrere così, ad alta voce!
Beatrice si mosse un momento sulla poltroncina che scricchiolò nella sua stoffa azzurra. Marcello trasalì: sua moglie era sempre là, accanto a lui, ella più in alto, lui più in basso: lui che tornava a scherzare con la frangia del bracciuolo, una frangia serica, ritorta, che gli si attaccava alle dita con le asperità della seta sfilacciata. E la mano di Beatrice dove era? Aveva ritrovato il braccio molto stretto nella manica dell’abito, ma quasi quasi non osava inoltrarsi, rattenuto da non so quale timore stupido; intanto era agitato da un desiderio fitto, una voglia irragionevole da bambino, di avere quella mano; la voleva, ma non voleva cercarla. D’un