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68 | Cuore infermo |
[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Cuore infermo.djvu{{padleft:68|3|0]]nervoso, di un nervoso! Capisci, Sandro ha dovuto andare prima nei nostri feudi; che cosa inutile i feudi! Infine, eccomi qua. J’y suis et j’y reste, cherie.
— Hai almeno fatto buon viaggio?
— Delizioso, bella mia. Un freddo da lupi, il che è bellissimo quando si hanno delle pelliccie. Quando Sandro scendeva dal vagone, tornava su col naso rosso: ci siamo divertiti un mondo su questo. Poi una infinità di accidenti, noie, guai, seccature, proprio un viaggio delizioso. E poi, tu devi saperlo — aggiunse Fanny, con la languidezza dei suoi occhi voluttuosi — ci si ama tanto più in viaggio.
— E perchè? — chiese Beatrice, licenziando mutamente la cameriera che le aveva deposto sopra un tavolo il cappello ed i guanti, e venendosi a sedere presso la Fanny.
— Bah! se non lo intendi da te sola, io non te lo spiego.
— E che mi dici di Napoli?
— Oh Dio! ho una valigiona di cose da dirti, una valigiona disordinata e sossopra come tutte le mie valigie. Saluti, auguri, ricordi, ambasciate, storielle ed altro ed altro ancora. Ne avremo sino a domani. Se non mi domandi qualche cosa tu, non mi ci raccapezzo.
— Mio padre sta bene?
— Benissimo; l’ho visto mercoledì sera. Mi disse di averti scritto il giorno prima e che quindi si contentava di mandarti a salutare e che ti divertissi bene, questo era il suo desiderio. Anch’egli, del resto, si diverte. Sandro lo vede spesso al circolo del Whist, a San Carlo, un po’ dappertutto. È sempre bello tuo padre, Beatrice.