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72 | Cuore infermo |
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— Ma che vuoi ch’io ti dica?
— Tutto.
— Tutto?
— Già; forsechè non ti adora Marcello?
— Sì, sì, mi adora — rispose Beatrice con voce placida.
— E tu non adori lui?
— Io adoro lui.
— Il vostro viaggio non è stato meraviglioso?
— Meraviglioso — ripeteva l’altra come un’eco fedele.
— E questa permanenza a Parigi non vi è graditissima? Non andate voi, innamorati e felici, ai teatri, alle feste, ai balli? Non ritornate alla solitudine quieta e raccolta della vostra casa, più innamorati e più felici ancora?
— Tal quale.
— Ebbene, era questo che mi dovevi narrare. Mi usi poca confidenza, nevvero?
— No, te lo assicuro.
— La mia testa è un po’ originale, sono troppo espansiva forse; ma il mio cuore è buono. Godo della felicità altrui: godo specialmente della tua.
— Ed io te ne ringrazio. Ed il tuo Sandro?
— Ci siamo divisi in anticamera; abbiamo saputo che vi vestivate pel Bosco, egli è entrato da Marcello ed io sono venuta da te. Ci aspettano forse, ma sanno che dobbiamo chiacchierare a lungo.
— Andiamo insieme al Bosco?
— Perchè no? Ma, anzitutto, sono io decente? — esclamò Fanny, andandosi a porre davanti alla psiche. — Via, via, non c’è maluccio. Qui, al solito un merletto scucito: ho sempre qualche cosa di scucito, io! Questa basquina potrebbe starmi attillata meglio. Worth ti disegna benissimo, Beatrice.