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74 | Cuore infermo |
[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Cuore infermo.djvu{{padleft:74|3|0]]condizioni, la conversazione sarà vivissima. Vorrei poter udire dalla serratura. Scommetti, Marcello, che parlano di noi due?
— Ti pare?
— Ne son certo. Di chi vuoi che parlino due sposine? Già per Fanny ci hanno fatto su la statistica — soggiunse Aldemoresco con una fatuità d’innamorato: — dopo ogni quattro parole vien sempre il nome di Alessandro.
— E tu?
— Capisci bene, io son uomo e so trattenere la lingua. Già dicono che Fanny fa di me quello che vuole; ed io penso a serbare le apparenze.
— Ma è vero quello che dicono?
— Vero, così così. Il segreto, caro Sangiorgio, è di volere ambedue la stessa cosa.
— Hai ragione — rispose Marcello, morsecchiando la punta del suo sigaro.
Tacquero. Aldemoresco non trovava un appicco per ricominciare la frivola conversazione, che era l’eco di quella tenuta in camera di Beatrice.
— Vi tratterrete molto ancora qui? — chiese infine.
— Tutto il febbraio.
— Tu preferisci Napoli, mi sembra.
— Forse, sì — rispose Marcello a voce bassa.
— E perchè?
— Non lo so. Comprendi tu, Sandro, perchè questa Parigi che mi è sempre piaciuta, oggi m’irrita?
— Sarai mal disposto forse.
— Dev’essere così. Non vi è maggior chiasso, maggior festa clamorosa, maggiore stordimento dei sensi delle altre volte che ci sono venuto. La città non ne ha colpa.