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76 | Cuore infermo |
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— Sarà presentimento — soggiunse, ridendo, Alessandro: — si annunzia una bella stagione di primavera. Le corse saranno splendide; ci saranno quattro o cinque balli ancora. Giungono forestieri da ogni parte. Russi, inglesi, americani, olandesi; bellezzine nordiche che vengono a dighiacciarsi tra noi. Intanto, ci occupiamo di Lalla d’Aragona.
— Ah!
— Una donnina seducente, caro Sangiorgio. Se vogliamo, è brutta. Ha un par d’occhi troppo neri, che si compiace d’ingrandire, tirando una linea col lapis nero sotto le palpebre: una vera follia. Una bocca dalle labbra così sottili e vivide, che sembra una cicatrice sanguinante. Ti dico, seducentissima.
— Non è la vedova di Gigino d’Aragona? — chiese Marcello, cercando distrarsi.
— Appunto.
— Una storia interessante.
— Molto. Ma Lalla è più interessante della storia.
— ....E dicevi che se ne occupano laggiù?
— Sai, la curiosità. Poi è ammalata. Si arriva persino a stabilire il tempo che può vivere ancora. Tu la conoscerai; me ne saprai dire qualche cosa.
Marcello si strinse un poco nelle spalle. Tutto questo gli era indifferente, assorbito nel suo pensiero dominante. Sandro cominciava ad annoiarsi ed a desiderare che venisse Fanny per andar via. Marcello se ne avvide.
— Voi rimarrete molto tempo a Parigi, Alessandro?
— Poco. Fanny vuol andare in Olanda a prendere un’aria di Van-Dyck; vuol vedere se Amsterdam è veramente la contraffazione di Venezia.
— Sicuro — esclamò Fanny, entrando seguìta da Beatrice — la contraffazione di Venezia. Buon giorno, caro Sangiorgio. Ci si ritrova una volta ogni tanto, noi