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Parte seconda | 77 |
[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Cuore infermo.djvu{{padleft:77|3|0]]altri della vecchia Napoli! Volete domandarmi come sto: è inutile. Grazie, benissimo. Sono giunta appositamente per disturbarvi; oggi, al Bosco insieme, all’Opéra insieme. Non ho portato brillanti, ma non importa. Ho una collana di lucertoline verdi, che s’inseguono sopra un filuccio d’oro: collana originale. Vi prevengo che sarò noiosa, che porterò sempre via Beatrice, che mi maledirete cento volte al giorno.
— Beatrice vi attendeva — rispose semplicemente, inchinandosi, Marcello: — abbiamo spesso parlato di voi.
In un angolo la duchessa Revertera discorreva sottovoce con Alessandro Aldemoresco, sorridendo finemente. Era incantevole sotto il suo cappellino di castoro color polvere, dai nastri di raso più oscuro.
— Che cosa complottate laggiù, signori? — esclamò Fanny. — Alessandro, debbo essere io a rapire Beatrice e non tu!
— Non sono io il tuo procuratore, mia cara?
— Lo sentite, Sangiorgio, che maritino spiritoso?
Marcello non fece che sorridere.
— Ma che si fa? — domandò Fanny — dobbiamo permettere che quei due continuino il loro colloquio? Non usciamo noi?
Marcello Sangiorgio le offrì il braccio con quella serietà cortese che lo faceva rassomigliare tanto ad un inglese. Innanzi si erano già avviati Beatrice e Alessandro.
Nelle scale Fanny sostò un momento e con grave disse:
— Marcello, ecco una delle poche volte che ho il piacere di appoggiarmi al braccio di uno sposo felice.
— Contessa, voi eccettuate le volte in cui vi appoggiate al braccio di Alessandro.