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Parte seconda | 81 |
[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Cuore infermo.djvu{{padleft:81|3|0]]lontana, il cuore di sua moglie sarebbe stato suo: ci voleva lunga pazienza nell’amore. Forse in quel turbine di lusso e di divertimenti, dove molti dimenticano o si stordiscono, egli avrebbe potuto dimenticare o stordirsi. Intanto metteva il mondo fra sé e sua moglie, occupandosi di cose esteriori, consumando la sua energia, sciupandosi di giorno, per poter dormire le poche ore della notte. Si era dedicato sul serio, come a una cosa che lo interessasse moltissimo, a questo ballo in costume che dava la colonia italiana; con altri giovanotti si era combinata la quadriglia di onore: la coppia Aldemoresco sarebbe vestita nel costume Direttorio, incroyable e merveilleuse; la coppia Revertera-Sangiorgio da dama e cavaliere del cinquecento; le altre coppie, così e così. E mentre aveva procurato a se stesso quattro o cinque giorni di febbrile occupazione, ora, ad un tratto, Beatrice gli compariva dinanzi nel fascino irresistibile della sua persona, per risvegliare la potente passione assopita.
— Quanto sei bella! — mormorò sottovoce, non potendo staccare gli occhi da quella fulgida figura.
— Ti pare? — chiese ella, passeggiando dinanzi agli specchi per vedere l’effetto del suo abbigliamento.
— Bellissima, bellissima! — balbettò egli, senza sapere quello che si dicesse.
Beatrice si era fermata davanti ad uno specchio e stringeva l’anello della sua borsa.
— Non ti sembra, Marcello — disse, senza voltarsi — non ti sembra che le dame del cinquecento portassero anche un pugnaletto? un pugnaletto alla catenella della borsa?
— Non so; forse.
— Allora il mio costume è incompleto. Ma tu — soggiunse lei, dopo essersi rivolta a guardarlo — tu stai benissimo.
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