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82 | Cuore infermo |
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Egli sorrise ironicamente. Quel complimento lo irritava. Era vero intanto; perchè era anche lui un perfetto cavaliere. Vestiva di velluto verde oscuro con frangia di argento; il giaco lunghetto, con la bottoniera in traverso da destra a sinistra, col cappuccio soppannato di seta bianca dal beccuccio lunghissimo, con la cintura borchiata in argento che lo stringeva alla vita e donde pendeva il pugnale; la maglia di seta verdone oscuro; i calzari allacciati, di cuoio bigio, preparato e profumato; sui capelli arricciati, posta un po’ indietro, la calotta di velluto verde, con due penne ricurve di airone. Anche lui pareva disceso da una tela del Tiziano, col suo volto pallido, gli occhi profondi, la purezza del profilo ed il fine disegno della bocca.
Seguì un momento di silenzio. Beatrice era rimasta tutta pensosa.
— Marcello, non avresti tu un altro pugnaletto simile al tuo?
— Per che farne?
— Per sospenderlo alla mia cintura. Ti assicuro che ci vuole.
— Volete il mio, madonna? — chiese egli, come se scherzasse. — Io mi disarmo per voi e metto ai vostri piedi la mia difesa.
— No, tu non puoi farne a meno. Intanto mi ci vorrebbe....
— Se voi porterete un pugnaletto, madonna Beatrice — diss’egli, inchinandosi con un po’ di sarcasmo — ognuno avrà il diritto di chiamarvi crudele e feroce.
— Tu scherzi, Marcello, ma ciò mi accuora....
— Vi è dunque qualche cosa che possa accuorarvi, madonna? Molto strana cosa invero: un pugnaletto. Ed un uomo no, madonna?
Beatrice lo guardò, ma non gli rispose, lasciando