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Parte seconda 87

[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Cuore infermo.djvu{{padleft:87|3|0]]Nel galop finale egli perdette la testa, strinse Beatrice come se volesse soffocarla e le disse nel viso con un alito caldo:

— Non sorridere così. Vieni via. Non vedi che ti amo?


La duchessa seduta sul divano ai piedi del suo letto, era ancora tutta chiusa nel suo mantello foderato di pelliccia, col capo ravvolto nello scialle di trina nera. Marcello passeggiava su e giù nella camera; Beatrice lo guardò un momento, poi crollò lievemente il capo come persona che si rassegni.

— Andate pure, Jeannette — disse alla cameriera che aspettava, con gli occhi ancora imbambolati dal sonno. — Farò da me.

Lo scatto del lucchetto con cui la porta si chiuse dietro a Jeannette, riscosse Marcello; egli si fermò dinanzi a Beatrice.

— Hai rinviata la cameriera? — le chiese.

— Sì, moriva dal sonno. Poi, credo che ti annoiasse.

— Grazie — rispose egli brevemente con voce secca, e riprese la sua passeggiata. Ella si tolse lentamente dal capo lo scialle che si attaccava a tutte le punte del diadema, sbottonò il mantello e lo rigettò indietro un poco, quasi non avesse la forza di alzarsi e di deporlo. Sul volto le si leggeva una grande lassezza.

— Tu sei stanca, Beatrice? — disse Marcello, accorgendosene e venendo a sedersi accanto a lei.

— Un poco. Quel ballo è stato lungo.

— Oh, eterno, eterno!

— Sì, sono stanca — ripetè ella a voce bassa. — Ma è strano: ho ballato anche meno delle altre volte, eppure....

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