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110 Gabriele d’Annunzio

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PER LA MESSE

I.

Quando il tuo corpo d’Ebe, alto, ridente
ancor d’infanzia e già schiuso nel fiore
de la prima bellezza adolescente,
sorse avanti improvviso (era l’odore

pe’ i ricolti sereno), la vivente
ubertà de’ capelli a ’l fulvo ardore
de le spighe così naturalmente
si giunsi e così vergine il candore

del sol ne l’innocenza del mattino
arrise, ch’io tremai. Non forse tu,
risorta da la terra genitrice,

eri un’iddia de ’l buon tempo latino?
E non venivi ai popoli datrice
d’una nuova più forte gioventù?

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