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118 Gabriele d’Annunzio

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LA VENDEMMIA

Prema co ’l pié gagliardo un giovinetto,
entro il tino di quercia, le capaci
sacca ricolme d’uva succulenta;
ed all’urto gli scorra il mosto in rivi.

Poggiato ad una verde asta silvana.
ci moderi co ’l suo canto l’alterno
salto de’ piedi; e sia composto, quale
è Dionigi nel buon marmo acheo.

Gli ridano le membra, temperate
di grazia e di vigore, agili in ritmo.
Appariscano a fior del suo torace
adolescente i fieri archi dell’ossa,

come a studio segnati da preclaro
artefice; e le braccia al busto inserte
nitidamente sieno e nerborose
come d’atleta al disco esercitato;

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