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146 | Gabriele d’Annunzio |
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Passano lievi per la selva l’aure.
Sospiran come celere
li alberi a torno, e ne ’l divin silenzio
più gran dolcezza piovono.
Oh de le antiche iddie presente spirito!
Non quivi un giorno, in libero
d’erbe e di fior profondo letto, giacquero
donne possenti e amarono?
Biancheggia entro le chete acque una statua,
sommersa; le marmoree
forme de ’l petto resupino, simili
a chiusi fiori, emergono.
È Diana: così dorme da secoli.
Ma pur, quando a le tiepide
lunazioni estive i boschi odorano,
si sveglia ella; ed il lucido
corpo piegando in arco alzasi. Tremano
l’acque raggiate; e, attoniti
in conspetto di tal forma, su’ margini
non han li alberi fremito.
Alzasi lenta; e cresce come nuvola,
come su da la tenebra
crescea per l’arti de la maga tessala,
porgendo la man nivea.