< Pagina:D'Annunzio - Isaotta Guttadauro, 1886.djvu
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ROMANZA
Quale un dio lieto che gode
in sua via sparger viole
e salire ode la lode
da la sua terrena prole,
su la selva alta, che tace,
dolcemente guarda il Sole.
Reco il vento, ne la pace,
mette sue rare parole.
Stanno li alberi aspettando,
con monili di rugiade.
Sopra l’erbe a quando a quando
una gemmea stilla cade.
Hanno li alberi stupore
de la forza che li invade;
ma non anche vive un fiore
su le braccia lunghe e rade.
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