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156 | Gabriele d’Annunzio |
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ROMANZA
Sotto l’acqua diffuse
verdeggiano le piante;
e in rigido adamante
paion constrette e chiuse.
Le coppe ampie de ’l loto
splendono ivi, non tocche:
su ’l loro stelo immoto
paiono aperte bocche.
Ancora il vaso d’oro
che a l’acqua Ila protese,
la vasta urna cretese
da ’l bel fianco sonoro,
fa co ’l suo grave pondo
le foglie ancor piegare.
Ma non s’odono a ’l fondo
le najadi cantare.
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