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Intermezzo melico 157

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Le najadi procaci,
che il giovinetto sire
ad Ercole rapire
osarono co’ baci,

giacciono a ’l fondo estinte
da gran tempo ne ’l gelo;
e le lor membra avvinte
che splendean senza velo,

quelle membra ove i lievi
fiori de ’l sangue allora
uscian brillando fuora
come rose tra nevi,

e li occhi ove saette
avea certe il disio,
e le bocche perfette
ove più d’un bel dio

trapassando per Colco
piacquesi a lungo bere,
e le chiome leggere
che segnavan d’un solco

aureo Tacque ne ’l nuoto
involgendo e portando
i calici de ’l loto
con un murmure blando,

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