< Pagina:D'Annunzio - Isaotta Guttadauro, 1886.djvu
Questa pagina è stata trascritta e formattata, ma deve essere riletta. |
Intermezzo melico | 157 |
[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|D'Annunzio - Isaotta Guttadauro, 1886.djvu{{padleft:163|3|0]]
Le najadi procaci,
che il giovinetto sire
ad Ercole rapire
osarono co’ baci,
giacciono a ’l fondo estinte
da gran tempo ne ’l gelo;
e le lor membra avvinte
che splendean senza velo,
quelle membra ove i lievi
fiori de ’l sangue allora
uscian brillando fuora
come rose tra nevi,
e li occhi ove saette
avea certe il disio,
e le bocche perfette
ove più d’un bel dio
trapassando per Colco
piacquesi a lungo bere,
e le chiome leggere
che segnavan d’un solco
aureo Tacque ne ’l nuoto
involgendo e portando
i calici de ’l loto
con un murmure blando,
Questa voce è stata pubblicata da Wikisource. Il testo è rilasciato in base alla licenza Creative Commons Attribuzione-Condividi allo stesso modo. Potrebbero essere applicate clausole aggiuntive per i file multimediali.