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Donne 219

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voi che le insonni mie notti infinite,
piene di mille acuti patimenti,
confortaste d’amor co’ pazienti
balsami de la voce umile, dite,

adorata sorella, oh dite, dite
la gran soavità di quei momenti,
allor che li occhi in lacrime ridenti
vi baciai con le labbra impallidite!

3.

Noi, muti, a lungo cavalcammo ancora
quella terra benigna ove fioriva
la pace ira le umane opre, lì s’udiva
de’ cavalli la lenta orma sonora.

Poi, ne la grave santità de l’ora,
sorse un cantico lungi da la riva
de ’l Mar, subitamente. E il sol moriva.
Ma quel tramonto a noi parve un’aurora.

Io ricordo. Infinito, da le chiare
comunioni de le cose, a ’l giorno
emanava non so qual senso umano

di dolcezza e di oblìo. Proni d’intorno
stavano i poggi e risplendea lontano,
non anche sazio de la luce, il Mare.

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