< Pagina:D'Annunzio - Isaotta Guttadauro, 1886.djvu
Questa pagina è stata trascritta e formattata, ma deve essere riletta. |
Donne | 231 |
[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|D'Annunzio - Isaotta Guttadauro, 1886.djvu{{padleft:237|3|0]]
VI.
Entra l’albore gelido, pe’ i vetri,
ne l’ombra di quel letto ov’ella dorme
stanca di voluttà con semichiuse
le dolci labbra in cui trema il sorriso.
Or la Luna, ferendo ne l’aperto
cofano i bei gioielli, gloriate
opere di sottili orafi, illustra
diamanti, camei, perle e smeraldi.
Splendono le collane, come spire
d’un favoloso rettile sopito;
e paiono viventi occhi i rubini.
Langue, da presso, entro la coppa un giglio
in sua verginità, nobile e puro
quale un vaso liturgico d’argento.
Questa voce è stata pubblicata da Wikisource. Il testo è rilasciato in base alla licenza Creative Commons Attribuzione-Condividi allo stesso modo. Potrebbero essere applicate clausole aggiuntive per i file multimediali.