< Pagina:D'Annunzio - Isaotta Guttadauro, 1886.djvu
Questa pagina è stata trascritta e formattata, ma deve essere riletta.
254 Gabriele d’Annunzio

[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|D'Annunzio - Isaotta Guttadauro, 1886.djvu{{padleft:260|3|0]]

III.

Splendidi in tra’ vapori aurei de ’l vino
per lei, come pe’ i belli iddii pagani
ne la serenità de ’l ciel latino,
sorgono li atrj d’Alessandro Albani.

In mezzo, un vivo stel diamantino
balza ne ’l sole: tra i fuggenti vani
de le colonne adorano il divino
Sole i cedri, li aranci e i melograni.

Ella posa ne l’ombra, in signorile
atto: si stende a ’l niveo piè d’avanti
la pelle d’una gran tigre di Giava.

Dormono a presso i veltri da ’l sottile
muso di luccio, candidi, eleganti,
snelli, che Paol Veronese amava.

Questa voce è stata pubblicata da Wikisource. Il testo è rilasciato in base alla licenza Creative Commons Attribuzione-Condividi allo stesso modo. Potrebbero essere applicate clausole aggiuntive per i file multimediali.