< Pagina:D'Annunzio - Isaotta Guttadauro, 1886.djvu
Questa pagina è stata trascritta e formattata, ma deve essere riletta. |
256 | Gabriele d’Annunzio |
[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|D'Annunzio - Isaotta Guttadauro, 1886.djvu{{padleft:262|3|0]]
V.
Un dì, come il silenzio alto ne’ campi
regnava, a mezzo il giorno, e tra le messi
cantavano i servili uomini un inno
a l’abondanza de ’l rinato pane,
ella solca discender le marmoree
scale de ’l suo palagio; ed i levrieri
d’Africa in torno a lei con prodigiosi
balzi urgevan chiedendo d’inseguire.
Sorrideami, guardando, ella. Secura,
sopra l’ultimo grado, indi blandiva
i bei levrieri dalla rosea gola
candidi cacciatori, insofferenti
d’ozio, che in torno a lei con prodigiosi
balzi urgevan chiedendo d’inseguire.
Questa voce è stata pubblicata da Wikisource. Il testo è rilasciato in base alla licenza Creative Commons Attribuzione-Condividi allo stesso modo. Potrebbero essere applicate clausole aggiuntive per i file multimediali.