< Pagina:D'Annunzio - Isaotta Guttadauro, 1886.djvu
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A GIUSEPPE CELLINI
Lino ai boschi de l’isola di Creta
udia le ninfe correre tra i rami
e Teocrito udia lunge i richiami
di Lyda a riva e i canti di Dameta.
Tu ne li orti d’Italia odi, o poeta,
rider le fate come in lor reami.
Ti chiede Urganda: - O mio sire, tu m’ami? -
e ti trac ne la sua reggia segreta.
Agile, ardente quale fiamma, Urganda
t’intesse a torno con rapidi voli
una danza di perfida virtù.
Ma non anche tu dormi in Broceglianda
tra i mirti intonsi, a’ lai de’ rosignoli,
poi ch’io suono il fatai corno d’Artù.
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