< Pagina:D'Annunzio - Laudi, I.djvu
Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta.

LAUDI DEL CIELO E DEL MARE

[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|D'Annunzio - Laudi, I.djvu{{padleft:108|3|0]]

2177cagione di lutti infiniti,
funesto silenzio ove rugge
ebro di lussuria e di strage
l’umano mostro nudrito
d’inganni pe'l labirinto
dei tempi. L’aspetto sublime
dell’Ombra cui l’arte m’è fisa
2184in te raffiguro, Ippodàmia.

Tra l’eroe preparato
e la fremente quadriga
tu stai, piena il fianco regale
di fertilità spaventosa,
guatando la via dove spenti
caddero sotto le ruote
2191dei carri i tuoi chieditori.
E il tuo padre in segreto ha fame
di te; e il Tantalide è certo
di premerti, al tramonto
del sole, nudata e superba
sopra le sue pelli di belve.
E tu sei vergine ancóra;
2198la tua cintura ti cinge
di sopra il ventre velato,
come il cerchio tacito gira
a sommo del gorgo.
Ma Tieste e Atreo nascituri
e la cruenta progenie
e il peso carnal dei delitti
2205già t’affaticano il grembo.


    - 94 -

    [[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|D'Annunzio - Laudi, I.djvu{{padleft:108|3|0]]

    Questa voce è stata pubblicata da Wikisource. Il testo è rilasciato in base alla licenza Creative Commons Attribuzione-Condividi allo stesso modo. Potrebbero essere applicate clausole aggiuntive per i file multimediali.