< Pagina:D'Annunzio - Laudi, I.djvu
Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta.
DELLA TERRA E DEGLI EROI

[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|D'Annunzio - Laudi, I.djvu{{padleft:139|3|0]]

l’orma d’un eroe, la fatica
d’un uomo, lo sforzo d’un mostro.
E dicevamo: “È il Coràce
forse? è l’Aracinto? il Timfresto?
3066o il Bomi onde sgorga l’Eveno?„

Il vento gonfiava la randa;
e tanto la vela era bella
d’armoniale virtude
che parea la scotta sua forte
dovesse, pulsata da un plettro,
rendere un suono di lira.
3073E ad ogni istante gli aspetti
dei monti eran nuovi, più dolci
o più aspri. E se un’argentina
conca appariva o un anfratto
ceruleo, l’anima nostra
vi si profondava per gli occhi
bramosa d’attingerne l’imo
3080come il natatore si scaglia
dall’alto nell’onda ch’egli ama
e sommerso tocca la sabbia
o la radice dell’alga.
Tuttavia perché, nella gioia
e nell’avidità, ci saliva
ai precordii un’ansia intermessa
3087piegando al cammino ritroso?

O amore, amore mai sazio
di conoscere e d’adorare!


- 125 -

[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|D'Annunzio - Laudi, I.djvu{{padleft:139|3|0]]

Questa voce è stata pubblicata da Wikisource. Il testo è rilasciato in base alla licenza Creative Commons Attribuzione-Condividi allo stesso modo. Potrebbero essere applicate clausole aggiuntive per i file multimediali.