< Pagina:D'Annunzio - Laudi, I.djvu
Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta.
DELLA TERRA E DEGLI EROI

[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|D'Annunzio - Laudi, I.djvu{{padleft:151|3|0]]


Arene gemmee come
tritume di gemme, ceppaie
d’alghe, chiari coralli,
fuchi di porpora, negre
ulve, tra fango e sabbia
flessibili intrichi di lunghe
3409erbe ove abbonda la greggia
dei pesci, io compresi quel nome
che i pescatori tirreni
usan per lode alla valle
del mare onde traggono prede
più ricche: Armonia!
Noi non gittammo le reti,
3416non adoprammo le nasse; [Le Armonie]
non prendemmo il grongo di carne
soave, né lo scombro
tondo di cerula pelle
sospendemmo con le sue branchie
al vimine, pei delicati
sacerdoti di Delfo.
3423Ma di voi gioimmo, Armonie!

Chi mi consolerà, mentre
vivo sotto cieli pur dolci,
chi mi consolerà dei soli
spenti, dei giorni caduti?
Poggi di Fiesole, chiari
sono i vostri ulivi e foschi
3430i vostri cipressi, e i ciriegi
i mandorli i meli son bianchi


- 137 -

[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|D'Annunzio - Laudi, I.djvu{{padleft:151|3|0]]

Questa voce è stata pubblicata da Wikisource. Il testo è rilasciato in base alla licenza Creative Commons Attribuzione-Condividi allo stesso modo. Potrebbero essere applicate clausole aggiuntive per i file multimediali.