Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta. |
LAUDI DEL CIELO E DEL MARE |
[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|D'Annunzio - Laudi, I.djvu{{padleft:156|3|0]]
dal dì che nel suo rugginoso
cannello mellificò l’ape
3549come in celletta di bugno.
Molto al mio cuore son care
le cose che odo, che veggo;
e forse tutti i roseti
tralascerò per quel solo
anèmone aperto sul ciglio
del campo! E le campane
3556della preghiera servile,
il suono che vien di Rimaggio
di Candeli di Monteloro,
anche amerò per una nova
imagine, o Primavera,
che or mi nasce guardando
te sopra le file degli oppi.
3563Simili a concave mani
di nodose dita son gli oppi,
che reggono tenui sfere
cristalline; e tu vi trascorri
sopra e le tocchi traendo
da ciascuna fila un accordo
sì dolce che dal ciel sgorgar fa
3570Espero, la lacrima prima.
O Primavera, o Poesia,
in questa dolcezza m’indugio
per consolarmi e sorrido.
E certo laggiù, nella casa
- 142 - |
[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|D'Annunzio - Laudi, I.djvu{{padleft:156|3|0]]