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DELLA TERRA E DEGLI EROI

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che biancheggia a mezzo del colle,
gli infermi sorridono anch’elli
3577beati con povere vene
al davanzale che il Sole
riscalda, e dietro hanno i letti
ove si giacquero in doglia
e l’odor dei farmachi amari.
Ma la ricordanza immortale
d’una bellezza più maschia,
3584d’una voluttà più possente,
mi brucia, mi crucia. E il rinato
pane che trema ne’ retti
solchi non mi vale quel lembo
di suol rossastro fra crudi
sassi, ove struggemmo col fuoco [Il fuoco delfico]
la stoppia e gli aròmati forti
3591per profumar nostra sera.

Biancheggiano gli escrementi
dei falchi su pe’ macigni
di quella caverna montana
ricovero ai greggi e agli uccelli
rapaci, dove sitibondi
scoprimmo la vena dell’acqua?
3598Sì chiara che n’ebbi certezza
sol quando v’immersi le mani,
sì fredda che quando la bevvi
mi dolse la nuca pel gelo.
O Fedrìadi ardenti
come due scaglie cadute


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