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DELLA TERRA E DEGLI EROI |
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4830sopra il rosso tronco fraterno.
XV.
Sciogliamo le vele del triste
ritorno, miei dolci compagni.
Il nostro perìplo è compiuto.„
E Delo fu l’ultimo approdo; [l’ultimo approdo]
ma la cicala d’Apollo
4837nella sua gabbia di giunco
marino era muta, era morta.
Salve, fondamento d’iddii,
ramoscel soave alla prole
di Leto dal fulgido crine,
figlia del ponto, prodigio
immobile dell’ampia
4844terra; cui chiamano Delo
i mortali, ma nell’Olimpo
i beati astro della cupa
terra lungi apparito!„
L’infranta strofe dell’ode
tebana, come un’altra
ruina sublime, era innanzi
4851alla nostra tristezza.
Nell’inno dell’Omerìde,
come in lontananza insulare,
sonavan gli ululi di Leto
per nove giorni e per nove
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