< Pagina:D'Annunzio - Laudi, I.djvu
Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta.
DELLA TERRA E DEGLI EROI

[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|D'Annunzio - Laudi, I.djvu{{padleft:205|3|0]]

4942alla sua potenza navale.
Da Ulisse ad Antioco Epifàne,
i re v’approdarono. Il quinto
Filippo Macèdone v’ebbe
la stoa tetràgona, insigne
di seggi e di statue. Nicia
v’entrò sopra un ponte splendente
4949di ori, con un popolo bianco
di musici. I Tolomei
dall’immensità sepolcrale
vennero, offerte recando
ismisurate. La rosa
della Republica ròdia
vi fiorì di porpora. In pace
4956vi stette la Lupa di Roma.

E nessuno vi nacque
da utero umano, e nessuno
vi morì in carne corrotta.
L’isola mondata fu d’ogni
putredine. Il dio luminoso
vi diffondea col respiro
4963un’armonia sempre eguale.
Le sue corone i suoi vasi
le sue vesti eran di tanto
lume che il perìbolo sacro
mai non conobbe la notte.
Il disco del lago specchiava
la faccia indicibile. Intorno
4970all’ara dei Corni la danza


- 191 -

[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|D'Annunzio - Laudi, I.djvu{{padleft:205|3|0]]

Questa voce è stata pubblicata da Wikisource. Il testo è rilasciato in base alla licenza Creative Commons Attribuzione-Condividi allo stesso modo. Potrebbero essere applicate clausole aggiuntive per i file multimediali.