Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta. |
LAUDI DEL CIELO E DEL MARE |
[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|D'Annunzio - Laudi, I.djvu{{padleft:230|3|0]]
dell’orgoglio tutte le forze
5656e le vendette del gentile
mio sangue sul trivio deserto. [Il trivio]
E nel volto febrile
lo sguardo mi ridivenne
gelido e chiaro; l’osso
della mascella fu saldo
e armato per mordere; in tutti
5663i tèndini il certo vigore
si contrasse, pronto all’assalto.
Guardai il nemico Dolore
con stridor di denti
per scagliarmigli addosso
e stampargli segni cruenti
su la gota pallida. Il cuore
5670sonò come bronzo percosso.
O lastrico accecante,
spigoli crudi dei muri
coperti di rabida lebbra;
consunta pietra di scale,
innanzi le porte sacre
al dio della cenere, dove
5677il mendicante ostenta
l’ulcera e la man tesa;
cupa finestra ove in attesa
di preda sta la bagascia
spandendo sul davanzale
le sue mammelle come
pasta che lièviti; lenta
- 216 - |
[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|D'Annunzio - Laudi, I.djvu{{padleft:230|3|0]]