< Pagina:D'Annunzio - Laudi, I.djvu
Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta.

LAUDI DEL CIELO DEL MARE

[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|D'Annunzio - Laudi, I.djvu{{padleft:24|3|0]]

respirava per la sua vasta bocca nel mare e sola
la sua brama era intorno.
O padre fecondatore dei piani, re violento, atroce
sposo, testimonio eterno sei tu. Mentì la voce
che gridò: “Pan è morto!„.

75Ma pieno era il giorno, ma era a sommo del cerchio
il Sole, il maestro dell’opre eccellenti, lo specchio
infaticabile degli umani,
l’amico delle fonti, la chiara faccia, il puro
occhio che vede tutte le cose (udite, udite!); e tutto
80il silenzio dei piani
l’adorava offerendo al suo fuoco le messi
altrici delle stirpi, i mietitori genuflessi
dalle consacrate mani,

e le falci terribili, e i vasi d’argilla proni
85onde l’acqua trasuda, simili alle fronti
madide nella fatica,
tramandati dai padri nella forma immortale,
e i rossi carri aspettanti il peso cereale
fermi presso la bica,
90e le chiome delle femmine seguaci, e le criniere
dei cavalli furibondi sotto la sferza crudele
e la schiuma di quel furore, e le preghiere
grandi su l’opra antica.


- 10 -

[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|D'Annunzio - Laudi, I.djvu{{padleft:24|3|0]]

Questa voce è stata pubblicata da Wikisource. Il testo è rilasciato in base alla licenza Creative Commons Attribuzione-Condividi allo stesso modo. Potrebbero essere applicate clausole aggiuntive per i file multimediali.