< Pagina:D'Annunzio - Laudi, I.djvu
Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta.
DELLA TERRA E DEGLI EROI

[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|D'Annunzio - Laudi, I.djvu{{padleft:307|3|0]]


Tu sei visibile, tu hai
la specie divina e selvaggia,
il primo odore del campo
di marzo, i denti di brina.
Ti guardo; e la prima peluria
della mandorla nova
7861è men dolce della tua guancia.
Ti guardo; e le tue dita chiuse
son come lo spicanardo
che chiuso è in mazzi pei forzieri
colmi di nivei lenzuoli;
e i petali dei giaggiuoli
nel piegarsi non han la grazia
7868de’ tuoi capelli che piega
su le tue tempie il favonio;
e come il nido alcionio,
che palpita a fiore del sale
col palpito lento e infinito
di tutto il mare placato,
e il tuo sen verginale
7875mosso dal profondo tuo fiato.

Di cose fugaci e segrete
sei fatta, di silenzii
e di murmuri, lieve
come i frutti piumosi
della viorna, come
le lane del cardo argentino,
7882o Felicità del cor prode.
Ed ecco tu torni a me! T’ode


    - 293 -

    [[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|D'Annunzio - Laudi, I.djvu{{padleft:307|3|0]]

    Questa voce è stata pubblicata da Wikisource. Il testo è rilasciato in base alla licenza Creative Commons Attribuzione-Condividi allo stesso modo. Potrebbero essere applicate clausole aggiuntive per i file multimediali.