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LAUDI DEL CIELO E DEL MARE

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in cerca di meretrici.
E disse un de’ cari compagni,
1211mentre un gabbier fulvo e nerbuto
receva il suo vin resinato
alla soglia del lupanare
tra afa d’amaro sudore:
“La résina geme dai pini
dell’Ida, ove Paris pascendo [Il Pastore dell’Ida]
i buoi sogna Elena di Sparta
1218che ancóra ei non vide, promessa!„

I marinai dal collo
ignudo, gli stradiotti
bracati, i battellieri
dal braccio di bronzo e dal dorso
incurvo, le flosce bagasce
dalle guance rosse di fuco
1225vile, i bardassoni più molli
delle femmine esperti
in muovere l’anca, la schiuma
del porto, la melma del trivio,
i nativi e i metèci
e gli stranieri approdati
da un’ora, accesi di foia,
1232tumultuavano al lume
fumido delle lucerne
grasse, tracannavano il vino
malvagio e la mastica arzente,
mercavano copula e lue
per mezza dramma. E gli sguardi


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