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DELLA TERRA E DEGLI EROI

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Accrebbe i nomi del vizio.
Fece innumerevoli i nomi
e i modi, maestra di spintrie
pei Cesari enfii di murene
1414e roscidi di purulenza.
Vecchia d’indicibil vecchiezza,
tentò se le mille sue rughe
servir potessero a qualche
più mostruosa lascivia;
ma, come in solchi di sabbia
sol cresce la crambe marina,
1421crebbevi sol la vergogna.
E fu di postriboli cencio, [L’ultima onda]
nettò dai vomiti i letti,
gittò nel rigagno del vico
le rosse urine e lo sterco,
spezzò il suo ultimo dente
per rodere gli ossi ed i tozzi
1428contesi alla cagna scabbiosa.

Or tu la vedesti alla porta
di quella femmina elèa,
crinita di grande canizie.
Fu sua sapienza la frode,
sudore di opere infami
ne’ secoli fu suo lavacro;
1435e tuttavia biancheggiare
or noi la vedemmo nell’ombra!
Come neve su volutabro
sta su lei la grande canizie:


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