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TERZO - ALCIONE |
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335l’ode implorare ma non ha virtù.
E chiama: “Dafne, Dafne!„ Ella non più
implora, non più geme. “Dafne, Dafne!„
Ella non più risponde: è senza voce.
Pur la gola sonora è fatta legno.
340Le palpebre son due tremule foglie;
li occhi gocciole son d’umor silvestro;
bruni margini inasprano le gote;
delle tenui nari è appena il segno.
Ma nell’ombra la bocca è ancora sangue,
345sola nel lauro la bocca di Dafne
arde e al dio s’offre, virginal mistero.
Curvasi Apollo verso quella ardente,
la bacia con impetuosa brama.
Ne freme tutta l’arbore; s’accende
350l’ombra intorno alla fronte sovrana;
ogni ramo in corona si protende,
e la fronte d’Apollo è laureata.
Pean! O gloria! Ma sotto i suoi baci
or più non sente che foglie vivaci,
355amare bacche. E Dafne Dafne chiama.
“Ahi lassa, Dafne, ch’arbore sei tutta!
Ahi chi ti fece al mio desio diversa?
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