< Pagina:D'Annunzio - Laudi, III.djvu
Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta.

DELLE LAUDI - LIBRO

[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|D'Annunzio - Laudi, III.djvu{{padleft:216|3|0]]



DITIRAMBO IV.

I
CARO disse: “La figlia del Sole

a me poggiata come ad un virgulto
sul limite dei paschi
guatava il candido armento dei buoi
5pascere lungo il Cèrato rupestro.
Mi si piegava il destro
òmero sotto la mano regale
umida di sudor gelido; e, dentro
me, tremavano tutte le midolle,
10negli orecchi fragore
sonavami sì forte ch’io temeva
udir dal sacro Dicte i Coribanti
atroci e il rombo del bronzo percosso.
E la città di Cnosso
15splendea di mura còttili e di blocchi
oltre l’irto canneto atto a far dardi.
‘O Pasife, che guardi?’
chiese il Re sopraggiunto. Ed anelava
nella sua barba violetta come
20l’uva cidònia; ché membruto egli era
e gravato di giallo adipe il fianco.
‘Io guardo il toro bianco,
quello che tu non désti a Posidone’
la figlia di Perseide rispose.

Questa voce è stata pubblicata da Wikisource. Il testo è rilasciato in base alla licenza Creative Commons Attribuzione-Condividi allo stesso modo. Potrebbero essere applicate clausole aggiuntive per i file multimediali.