< Pagina:D'Annunzio - Laudi, III.djvu
Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta.
TERZO - ALCIONE

[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|D'Annunzio - Laudi, III.djvu{{padleft:249|3|0]]


Io trascorro; e il grande concento
in me taciturna s’adempie,
dall’unghie de' miei piè d’argento
48alle vene delle mie tempie.

Scerno con orecchia tranquilla
i toni dell’onda che viene,
indago con chiara pupilla
52più oltre ogni segno più lene;

così che la musica traccia
m’è suono, e ne’ righi leggeri,
mentre oggi odo ansar la bonaccia,
56leggo la tempesta di ieri.

Che è questo insolito albore
che per le piagge si spande?
Teti offre alla madre di Core
60dogliosa le salse ghirlande?

L’albàsia de' giorni alcionii
anzi il verno giunge precoce
e dagli arcipelaghi ionii
64attinge del Serchio la foce?


- 239 -

[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|D'Annunzio - Laudi, III.djvu{{padleft:249|3|0]]

Questa voce è stata pubblicata da Wikisource. Il testo è rilasciato in base alla licenza Creative Commons Attribuzione-Condividi allo stesso modo. Potrebbero essere applicate clausole aggiuntive per i file multimediali.