Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta. |
TERZO - ALCIONE |
[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|D'Annunzio - Laudi, III.djvu{{padleft:259|3|0]]
E il teschio e il sangue dentro ei mi serrò.
Gonfio ero fatto, ed ei mi sollevò.
Su la riva del fiume ei mi portò.
100In mezzo alla corrente ei mi scagliò.
Fervido era anco il buon licor doglioso.
O uom che m’odi, acqua di fonte, bianco
latte, olio lene, quanto ebbi nel fianco,
non vale il sangue tuo maraviglioso!
105Entro di me fu breve e immensa guerra,
ismisurata e rapida tempesta.
Non parvemi serrar la tronca testa
ma contenere l’orbe della Terra.
Poi nel gel fluviale in grumo e in sanie
110si converse quel peso; e la corrente
mi voltò per le ripe, oscuramente
trassemi verso le contrade estranie.
III.
Era l’aurora quando in mezzo ai salici
mi rinvenne l’Egípane biforme.
115Uom che m’odi, il tuo spirito che dorme
più non vede gli antichi numi italici!
- 249 - |
[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|D'Annunzio - Laudi, III.djvu{{padleft:259|3|0]]