< Pagina:D'Annunzio - Laudi, III.djvu
Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta.

DELLE LAUDI - LIBRO

[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|D'Annunzio - Laudi, III.djvu{{padleft:62|3|0]]



M
A il cielo dilatasi

muto e solenne nel tripudio;
380lungi si tace il Mare Infero
ove il figlio di Venere
dall’alta prora iliaca
gridò: “Italia! Italia!„
E l’ombra del re d’Itaca,
385l’ombra dell’antico nauta
esperto degli uomini e dei pelaghi,
guata dalla magica
rupe se il Fato ferreo
lui anco chiami a vincere
390un più grande pericolo.
O Forza, o Abondanza, o Vittoria,
voi all’opera terrestre auspici
siete e testimonii!
Tutto di voi s’illumina
395il grande Lazio. In purpureo
lume il giorno cangiasi.
Il vento chiude i suoi turbini.
L’aere per la terra pènetra.
Par nelle cose nascere
400una vita indicibile,
però che i prischi numi italici,
subitamente reduci
dall’Ombra delle Origini,


- 52 -

[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|D'Annunzio - Laudi, III.djvu{{padleft:62|3|0]]

Questa voce è stata pubblicata da Wikisource. Il testo è rilasciato in base alla licenza Creative Commons Attribuzione-Condividi allo stesso modo. Potrebbero essere applicate clausole aggiuntive per i file multimediali.