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Note alla Canzone d’Elena di Francia |
[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|D'Annunzio - Laudi, IV.djvu{{padleft:209|3|0]]schivava il mare. Sei delle Pleiadi sono visibili, la settima, Merope, quella che protegge questo libro, è oscura; e la favola narra ch’ella si nasconda per essersi congiunta, sola fra le sorelle, con un eroe mortale.
🙦 San Luigi re di Francia fece su navi genovesi il primo e il secondo passaggio d’oltremare. Quando a Damiata, dopo la disfatta dell’esercito, essendo prigioniero il Re, Margherita di Provenza si sgravò del figliuolo Gianni a cui fu in segno di cordoglio aggiunto il nome di Tristano, vennero nella stanza della regina alcuni cavalieri a dirle che le genti di Genova e di Pisa erano in punto di abbandonare il campo. Allora la puerpera animosa convocò nella sua stanza i Genovesi e i Pisani che vennero e stettero accalcati intorno al suo letto. Ella li supplicò di non partire. “Signour, pour Dieu merci, ne laissiés pas ceste ville...„ La scena è ingenuamente colorita nella prosa del sire di Joinville, del Siniscalco. “Come faremo noi, Dama?„ risposero gli Italiani. “Ché in questa città noi moriamo di fame. Dame, comment ferons-nous ce? Que nous mourons de fain en ceste ville.„ La regina promise di comperare tutta la vettovaglia. “Car je ferai acheter toutes les viandes en ceste ville...„ Genovesi e Pisani fecero consiglio, e restarono.
Nell’avanzata verso Mansura, l’esercito era stremato dalle malattie e dalle ferite. Ogni giorno s’accresceva il numero degli infermi. Le esalazioni pestilenziali del limo ingrassato dai cadaveri generavano orribili morbi. La carne delle gambe si disseccava tutta, e la pelle si maculava di nero e di color terreo come una vecchia uosa; e le gencive si gonfiavano e marcivano. “La chars de nos jambes devenoit tavelés de noir et de terre, aussi comme une vieille heuse: et à nous qui aviens tel maladie, venoit chars pourrie es gencives..,„
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