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notturno 141

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I carnai diventano roghi. Non si consumano, non s’inceneriscono. Bruciano a lungo senza fiammeggiare, come la torba.

Rimango tutta la notte disteso contro un reticolato che sbarra la collina. Conto i cadaveri.

S’impigliano nei roveti di ferro, si serrano negli attorcigliamenti dei fili rotti, penzolano tra palo e palo come i ladroni male inchiodati alle croci, si torcono come le bestie incappate nei lacci.

Non hanno palpebre, non hanno labbra. Vedo gli occhi fissi e nudi; vedo i denti fissi e nudi.

Vedo il sangue colare giù pel legno e pel ferro, aggrumarsi, annerarsi, viscoso come la pania che impiastra le verghe.


Non c’è più rugiada, non c’è più alba sul mondo.

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