< Pagina:D'Annunzio - Notturno.djvu
Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta. |
notturno | 153 |
[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|D'Annunzio - Notturno.djvu{{padleft:165|3|0]]
All’improvviso il volto dell’amore si offusca, si smarrisce. Un cerchio di solitudine separa il mio letto di miseria dal resto del mondo.
Le voci familiari sembrano divenute aride e estranee.
Di tutta la mia anima non rimane se non un sordo rancore contro me medesimo, nascosto nel mio corpo disseccato.
L’ombra ha lo squallore dell’abbandono.
Ripenso a quel ferito che ritrovammo in una stalla deserta abbandonato là da sei giorni, nell’orribile fetore delle sue gambe invase dalla cancrena gazosa, con in bocca qualche filo di paglia masticata.
Non lo assisteva se non una ca-
Questa voce è stata pubblicata da Wikisource. Il testo è rilasciato in base alla licenza Creative Commons Attribuzione-Condividi allo stesso modo. Potrebbero essere applicate clausole aggiuntive per i file multimediali.