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[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|D'Annunzio - Notturno.djvu{{padleft:187|3|0]]lorosa. Tutto si traspone, nel corpo e nell’anima. Non sento più i confini del mio scheletro.
L’infanzia e la vecchiezza sono una sola sciagura?
Mi vedo bambino grinzuto; mi vedo piccolo mostro decrepito, appeso alla mammella centenaria.
Eppure mi riconosco; eppure nell’orridezza innaturale è un baleno della somiglianza, un’impronta della discendenza, un segno della genitura.
Che è questo terrore che mi scioglie le ossa?
Il tuono del cannone mi scrolla dalle fondamenta la casa, e gli occhi nelle orbite.
O forse è il rombo della mia agonia?
Non posso sfuggire. Non ho ciglia, non ho palpebre.
Il cieco è condannato a vedere sempre.
Voi lo sapete, voi lo sapete. Io non mi sono mai risparmiato. Io non