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notturno 177

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Era la settimana di marzo che sta tra il giorno della mia nascita e il giorno del mio nome, carica di amore e di ricordi e di rimpianti e di rimorsi.

Avevo cominciato a tremare di lei da lontano, come se il Tronto fosse l’orlo della sua vesta.

Avevo cominciato da lontano a sentirla nella terra, come si sente la stagione che sotterra si desta.

Il Tronto ghiaroso, con qualche filo d’acqua turchina sotto un ponte di mattone biondetto, mi salutò com’ella soleva salutare quando era contenta.

Le colline basse, le crete gialle, le more di selci erano sue. E suoi erano i piccoli alberi fioriti. E sua era la soavità del mare su quella spiaggia sottile con quella lunga fila di paranze brune a coppia tirate in secco. E di lei parlavano le donne rammendando le reti, poiché sorridevano.

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