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178 notturno

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Tutto rivedo.

E mi balza il cuore a quell’accenno della parlatura d’Abruzzi, là su quel binario ingombro di vetture brutali, in quella stazione formicolante di vita lucrosa, in vista di quel poggio sparso di olivi magri.

Tutto rivedo.

Un carro dipinto va lungo la riva tirato da un paio di bovi bianchi. Non è carico della mia puerizia agreste quasi fieno aromatico? E le bestie aggiogate campeggiano nel verdazzurro del mare splendendo come le vele laggiù gonfie di scirocco.

La sabbia è coltivata per solchi fin quasi al frangente. Riconosco le fave in lunghe bande verdi, e penso che sono veramente di natura animale. In un campo gli oppii scarni sembrano mani raggricchiate e torte che lega la fune arida della vite. La vanga ha lasciato nella zolla la parte forbita del suo ferro tagliandola? Tanto il taglio riluce.

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