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[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|D'Annunzio - Notturno.djvu{{padleft:196|3|0]]la bagnassero le lacrime. Ed ella forse non sapeva che con quel gesto me le moveva e traeva dal fondo.
Ah, perché mi riscossi invece di struggermi?
Quante volte in quella dolce casa avevo udito scoppiare un grido terribile! Quante volte in quella vecchia casa quieta, tra la madia e l’arca, tra il forziere e il desco, avevo udito risonare sopra la mia ansia la voce eschilèa, vivente come la mia medesima voce! «Vengo. Chi mi chiama?»
L’ulisside senza remo e senza ala, ma con mille anime, si levò per partire verso l’esilio non come verso una rinunzia accorata ma come verso un aumento di potenza.
In cima alla scala fu anche il nuovo commiato.
Se il dolore materno potesse veramente impietrarsi, in cima a quella povera scala splenderebbe per la divozione degli uomini la più bella di tutte le statue sacre.