< Pagina:D'Annunzio - Notturno.djvu
Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta.
198 notturno

[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|D'Annunzio - Notturno.djvu{{padleft:210|3|0]]

La Sirenetta dice: «Il glicine è già fiorito a tutte le finestre.»

Ho nel mio occhio triste qualcosa come una cristallizzazione di ametista chiara, che talvolta di minerale si converte in vegetale e somiglia i fiori chiusi del glicine simili a leggiere scaglie oscillanti.



La Sirenetta ha una voce che lenisce, che sopisce.

Quando parla, il mio cuore si placa, il mio polso si rallenta.

Mi ricorda la voce giovenile di mia madre, che ogni sera nel mio piccolo letto di bambino mi addormentava con una favola.

Legge i poeti, e il fiume dei sogni mi trasporta nell’ombra dei lauri.

Cessa di leggere, e sùbito la pena mi rimorde.

Ha una parlatura toscana, di pu-

Questa voce è stata pubblicata da Wikisource. Il testo è rilasciato in base alla licenza Creative Commons Attribuzione-Condividi allo stesso modo. Potrebbero essere applicate clausole aggiuntive per i file multimediali.