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208 notturno

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Quanto ho dormito? Sento sùbito la lacrimazione dell’occhio malato sotto la benda. Una lacrima è giunta alla commessura delle labbra.

Le lacrime che esprime l’anima e quelle che versa la palpebra irritata sono amare dello stesso sale?

Indovino il pomeriggio. M’è rimasta nel corpo meschino qualcosa come una doratura del sonno diurno dormito nella luce.

Chiamo. Sono le tre del pomeriggio. Ho dormito lungamente.

L’infermiera sorride e dice che sono giunti i sonatori per far musica.

Odo venire dalla stanzetta attigua gli accordi del violoncello e del violino.


La Sirenetta appare su la soglia. Ha una veste rigata e il suo bel capo bruno si leva da un gran collare bianco movendosi sul collo nudo con quella grazia che è sola degli uccelli e sembra perciò regolata dall’istinto del canto.

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