Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta. |
218 | notturno |
[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|D'Annunzio - Notturno.djvu{{padleft:230|3|0]]quel suo ciuffo selvatico di capelli su la fronte carica di sapienza e di divinazione.
Tornava dall’Alpe, dov’era salito a distribuire le sue vestimenta bianche, i suoi calzari costrutti a simiglianza di quelli che portavano i cacciatori di cinghiali al tempo di Orazio, costretti a passare la notte su la neve ocreati.
Mi raccontava che gli Alpini, con le gambe congelate, cercavano di levarsi al suo passaggio e sorridevano. O gentilezza d’Italia! In un sol giorno il chirurgo aveva mozzo i piedi a duecento cinquanta uomini.
Mi raccontava che nel Carso era anche peggio. Le trincee s’empìvano d’acqua, e i fanti stavano con le gambe nell’acqua motosa fino alle ginocchia, per giorni e giorni. Le loro scarpe erano di qualità pessima, scarpe di cartone, fornite dai frodatori che godevano di tutte le indulgenze invece di esser fucilati in